mercoledì 22 aprile 2015

INTER-MILAN, SORRISI E ABBRACCI FINALI: QUELLA GIOIA CHE FA MALE


http://i0.wp.com/images.pianetamilan.it/2015/03/Filippo-Inzaghi1.jpgAbbracci, sorrisi, felicità. C’è qualcosa che non va nel post derby. Il pareggio era il risultato più inutile, che non serviva a nessuno, eppure a fine gara  tutti felici e contenti. Cosa c’è dietro? La sensazione è che tutti stiano aspettando qualcosa, di importante o no, ma qualcosa che può cambiare tutto.

Perchè al Milan, le vicende societarie stanno prendendo il sopravvento e le vicende calcistiche, o meglio, il calcio giocato, sta passando in secondo piano. Sembra quasi che ci si stia trascinando mestamente alla fine del campionato, cercando di evitare brutte figure ma non più di quel tanto. E Inzaghi che parla ad ogni fine gara, e sembra quasi un disco rotto. Sempre le stesse parole, le stesse giustificazioni. Forse consapevole di non rappresentare il futuro del Milan, ma solo il presente. E tanto a domandarsi se questa è davvero la sua vocazione, quella dell’allenatore.

Una squadra senza gioco e mordente, altalenante: qualche buona giocata, poi enormi black out. Paura di osare, e poi, se in difficoltà, troppa frenesia e confusione nel rimediare. E soprattutto una società lontana. Berlusconi che da tempo non tornava a Milanello, Barbara che da quattro mesi non parlava, Galliani sempre vago e sfuggente. Tutti che girano intorno ad una verità che nessuno vuole ammettere, ma che tutti sanno e si aspettano a rivelare a breve.

I tifosi soprattutto. Che si sentono abbandonati e presi in giro. Vedere i sorrisi in un derby così scialbo fa male a tutti coloro che portano questi colori nel cuore. E soprattutto questa attesa spasmodica non fa bene a squadra e indotto. La Curva protesta, i social bollono, l’attesa si tramuta in ansia. Chi guiderà il Milan del futuro? Con quale proprietà? In quale Stadio? Troppe, davvero troppe domande senza risposta. E il tifoso aspetta. Cosa non si sa. Vuole solo speranza. Ma dopo un derby così, anche quella, forse, sta lasciando il posto alla monotonia e all’apatia.
I nodi stanno per venire al pettine, ma saranno davvero quelli che il tifoso spera?

Donato Bulfon +Pianeta Milan        Tutti miei articoli

mercoledì 15 aprile 2015

MENEZ-CERCI, LA LEZIONE DA IMPARARE DA ETO’O-EDER

Nella vita è tutta una questione di equilibrio. Ma che qualche volta non basta. Allora entra in scena un’altra qualità non meno decisiva. Il sacrificio. E se si vogliono ottenere risultati, nelle cose di ogni giorno come nello sport, trovare il giusto mix tra equilibrio e sacrificio è la base.
Questo a Bogliasco sembra essere stato capito. Un tecnico, Sinisa Mihajlovic, che fa del temperamento, della grinta e della voglia di combattere sempre, il suo marchio di fabbrica, e che sta riuscendo a far coesistere giocatori molto offensivi tutti insieme che, uniti e con spirito di sacrificio, lottano per la squadra e per la maglia.
Vedere il pluridecorato Eto’o, conosciuto in tutto il mondo, ricco e famoso, correre come un ragazzino per tutto il campo, rincorrere gli avversari, saltarli e mettere i compagni in condizione di segnare, beh, è un esempio di come il gioco del calcio dovrebbe essere vissuto.
Discorso simile per Eder, fresco neo italiano, che sembra avere una marcia in più sia come freccia offensiva che come difensore aggiunto. Quali parole magiche userà Mihajlovic in settimana non si conoscono, ma si capisce ben presto che i suoi metodi, forse rudi e plateali, riesco a far breccia nella testa e nel cuore dei giocatori della Sampdoria.
Esempio, e non solo, di quello che dalle parti di Carnago, per la precisione Milanello, dovrebbero cercare di imparare. Il Milan è in una situazione critica, sia tecnica che tattica. Non solo. I risultati negativi non garantiscono un futuro roseo e i giocatori in campo sembrano non essere uniti in un gruppo che di tale ha forse solo il nome.
Menez e Cerci, alter-ego del blucerchiati Eder e Eto’o, sono solo due prime donne che se in giornata ti fanno vincere, ma che intestardendosi in giocate personali, spesso mettono in difficoltà tutta la squadra con la loro indolenza. Troppo discontinui i due ragazzi, nonostante l’enorme classe.
Questo è quello che i due dovrebbero cercare di mettere in pratica, per il loro bene e per il bene del Milan. Sacrificio, passione, amore per la maglia. E forse un tecnico che dia bastone e carota, forse più bastone che carota, o forse un tecnico che conosca le parole magiche di Sinisa. O forse proprio Sinisa.
Donato Bulfon per PianetaMilan.it